E' una bella iniziativa, e tutti noi ci interroghiamo, insieme a Rosanna Vano, sui motivi che l'hanno esclusa dai Giardini di Castel S.Angelo per tutto questo tempo.
Oggi si chiama “Letture d’estate lungo il fiume e tra gli alberi”, e risorge dopo le polemiche.
Torna “Invito alla lettura” dopo 5 anni di esilio
Rosanna Vano, direttrice della manifestazione: “Abbiamo dato fastidio a molti”
“Ciò che manca a Roma e all’Italia è innanzitutto il senso civico, l’educazione nei comportamenti quotidiani da parte delle persone: pensi ad esempio alle soste selvagge in doppia fila, che bloccano il passaggio degli autobus. Noi adulti ci lamentiamo che i bambini non sono educati e non leggono libri, ma che esempio possono avere, loro, da parte nostra?”.
“Invito alla lettura”, dal 21 Giugno al 17 Agosto, torna quest’anno a Castel s.Angelo, e Rosanna Vano, creatrice e direttrice della manifestazione, è un fiume in piena anche alle 9 di lunedì mattina. Quest’anno il nome dell’evento è nuovo (si chiamerà “Letture d’estate lungo il fiume e tra gli alberi”), ma la sua storia è già molto importante e sofferta. Tutto nasce 22 anni fa, con l’idea di realizzare, nei giardini del sepolcro di Adriano, una delle manifestazioni culturali più fiorenti e suggestive della capitale. L’intuizione è subito un successo, e l’ ”Invito” è raccolto da decine di migliaia di persone, che nel caldo dell’estate romana potevano unire il piacere di una passeggiata a quello di un passaggio, anche veloce, tra migliaia di libri e altre forme d’arte.
L’evento funziona, il pubblico è numeroso, la manifestazione diventa un appuntamento fisso per molti cittadini, di qualsiasi provenienza politica e sociale. Tuttavia, come spesso capita in Italia, le iniziative genuine, nate per unire e non per dividere, possono infastidire qualcuno, tra le alte sfere, che non abbia una visione completa della cultura e della libertà. E questo destino, secondo la dott.ssa Vano, è toccato a Invito alla Lettura, colpevole di una onestà intellettuale e culturale eccessiva, e per questo esiliata dal 2003 al 2007, e di fatto uccisa dall’amministrazione comunale.
Dott. ssa Vano, “Invito alla lettura” torna dopo 5 anni nella location tradizionale. Cosa è successo nel frattempo?
Sicuramente, sono stati anni densi e sofferti! Diciamo che la manifestazione era lì dal 1986, ed è sempre stata assolutamente autonoma e indipendente, nel senso che non ha mai avuto contributi di denaro pubblico. Questa indipendenza la rendeva non “ricattabile”, e non rendeva negoziabili le idee che abbiamo sempre portato avanti, nel segno della gratuità e della qualità dell’offerta. L’autonomia e il successo della manifestazione, però, ha dato fastidio a molti, soprattutto perché quello che abbiamo offerto era qualcosa che potesse essere apprezzata dal maggior numero di persone possibile, a prescindere dal colore politico. E così molti ospiti, che mi erano stati “affettuosamente” sollecitati, non sono stati invitati, perché io ritenevo che non potessero essere compatibili con il concetto di una manifestazione aperta a tutti. Un esempio per chiarire: Renato Curcio non è stato invitato e non ha parlato, anche se era socio di una cooperativa che si occupava di edizioni, non per un motivo di censura, ma per l’idea che la presenza di un condannato poteva offendere la sensibilità di qualcun altro. Tutto questo ha creato, ripeto più di un malumore.
Malumori così forti da causare la scomparsa della manifestazione?
Assolutamente sì! Non esito a dire che c’è stato un intento preciso di uccidere e cancellare “Invito alla Lettura” dalla faccia della terra, e che l’artefice di questo disegno è l’amministrazione comunale uscente. Il Gabinetto del Sindaco, nel 2003, ha risposto in grave ritardo alla mia lettera, con la quale proponevo il rinnovo della manifestazione, e mi ha fatto sapere di averne spostato la sede prima in Villa Borghese, e poi sul Lungotevere Tor Di Nona. Salvo poi ritrattare tutto, e negare la competenza in riferimento a quella zona, per la quale l’autorità competente è l’Ardis.
E alla fine siete riusciti a gestire uno spazio così diverso da quello “storico”?
Per quell’anno, tra spostamenti e ostacoli vari, ci siamo arrangiati, organizzando anche un servizio d’emergenza durante il famoso black out della Notte Bianca. Ma il Sindaco e il suo Gabinetto, con estrema riconoscenza, non si sono mai degnati di rispondere alle nostre ripetute istanze per gli anni successivi. Le confesso che sono arrivata a chiamare il dr. Odevaine (ex-capo di Gabinetto di Veltroni, n.d.r.) e l’Assessore alla Cultura Borgna tra le dieci e le dodici volte al giorno, ogni volta con una umiliazione crescente. Dopo l’ennesimo silenzio, mi sono ritirata in buon ordine, perché credevo che Invito alla lettura, come altre manifestazioni, avesse finito il suo corso. Ma poi ha prevalso l’indignazione, nel vedere buttare il denaro pubblico in svariate manifestazioni pseudoculturali, alcune delle quali francamente discutibili. Oltretutto, la pazienza è arrivata al limite quando ho visto concedere l’area di Castel s.Angelo ad altre persone e ad altre iniziative. Riguardo a tale comportamento, mi sono cautelata rivolgendomi alla Procura della Repubblica.
Veniamo ai contenuti e ai numeri della mostra. Cosa prevede “Invito alla lettura” di diverso rispetto alle altre, e numerose, Fiere del Libro?
Innanzitutto, da noi non esiste il biglietto d’ingresso, e dunque l’evento è assolutamente gratuito. Seconda cosa, ci proponiamo di far uscire il libro esce da un ambiente togato e aureo per farlo andare in mezzo alla strada e alla gente. Tra i nostri affezionati, molti non erano mai entrati in biblioteca prima, e in un modo o nell’altro si sono legati a noi, e all’amore per la cultura. Altro elemento importante, Invito alla lettura cerca di fornire il libro a prezzi adatti a tutte le tasche. Noi abbiamo, ad esempio, una vasta scelta di testi che vendiamo a un euro, e questo vuol dire che chiunque arriva, può comprare senza traumi. Ultima cosa, noi offriamo un servizio di biblioteca all’aperto, per cui si può prendere un libro, leggerlo sulle panchine, e poi può rimetterlo a posto senza doverlo comprare per forza. La formazione, per la mia etica, viene prima di qualsiasi altra cosa. La nostra funzione, più o meno, è quella di erudire divertendo.
Di recente il libro, alla Fiera di Torino, non ha mancato di dividere e di alimentare polemiche sterili. E’ possibile che nel nostrao Paese non si riesca a portare avanti un’iniziativa senza le barricate dei faziosi di turno?
Le rispondo in maniera politicamente scorretta: questo è un Paese che soffre di un eccesso di democrazia, e non ha la storia per poterlo esercitare. Mi spiego meglio: l’Italia è Nazione da un secolo e mezzo, e non c’è stato il tempo materiale per poter unire il nostro popolo. Le beghe di campanile sono all’ordine del giorno, e gli italiani, da nord a sud, spesso ragionano con il criterio del “davanti a casa mia”. Nazioni più cementate della nostra sono passate attreaverso ben altre tragedie; qui, invece, se qualcuno starnutisce in modo sbagliato, si apre subito una polemica. E allora, delle due l’una: o le polemiche sono alzate per coprire altri e più gravi problemi, o la pochezza della nostra informazione è tale da scendere sempre nel “pecoreccio”. Allora mi dico che nel nostro paese c’è troppa democrazia e forse troppo poco senso dello Stato. In questo quadro, dunque, è facile polemizzare su una faccenda così delicata come quella di Israele, sulla quale non abbiamo alcun diritto di mettere bocca.
Molti eventi culturali romani hanno negli ospiti internazionali, prestigiosi o meno, un loro punto di forza. Nell’edizione di quest’anno ne avete previsti?
Noi non abbiamo ospiti di sorta, quello che proponiamo è una garbata animazione nel rigoroso rispetto dei vicini residenti e nel rispetto dei luoghi. Castel S’Angelo è adatto ad una passeggiata, non ad una vocatio ad populum; spesso, mi è capitato di rifiutare ospiti prestigiosi, anche a titolo gratuito, proprio perché non dispongo del luogo adatto. Se vengono10000 persone in una sera e sono tutti assiepati in un piccolo spazio, io ho seri problemi di sicurezza. A tal proposito, le regole sono rigorose anche per quanto riguarda l’orario. La mostra è aperto dalle dieci a mezzanotte, e poco prima della chiusura spengo l’amplificazione, chiunque ci sia dentro, perché i residenti hanno il diritto di stare tranquilli, e bisogna operare nel rispetto dei diritti di tutti. Qui, l’ospite distrarrebbe l’attenzione del pubblico dal bel libro. In altri termini, i nostri non sono libri che vanno al Maurizio Costanzo show, tutti i libri che ho presentato hanno degli standards di qualità molto alti, che spesso non vanno di pari passo alla sovraesposizione mediatica.
L’Italia è piena di aspiranti scrittori, ma di non altrettanto entusiasti lettori. Anzi, recenti indagini dell’Istat rilevano che molti italiani hanno difficoltà persino a decifrare un articolo di giornale. E’ così difficile apprezzare un libro, o leggere con passione?
Non credo sia difficile in sé, il problema è molto più vasto, c’è il fenomeno dell’analfabetismo di ritorno, che io constato ogni giorno, e che mi preoccupa sempre di più: recentemente all’ufficio postale ho aiutato due persone, apparentemente di ceto sociale alto, a compilare un conto corrente postale... Questa condizione è causata dall’appiattimento verso il basso dei mezzi d’informazione in senso lato, parlo anche delle reti televisive. Purtroppo, quando si diminuisce il valore del sapere, della scolarizzazione, della lettura, vengono offerti dei modelli distorti. Pensi a cosa è successo al centro commerciale I Granai per il casting delle Veline…se per una ragazza fare la velina, tutta apparenza e niente sostanza, è una aspirazione, e la tv propone modelli simili, le sembra poi tanto assurdo che la gente non legga? Io credo che questa sia solo una logica conseguenza.
Roma si presenta come il paradiso per gli amanti della cultura: mostre-evento, feste, Case dedicate alle varie forme d’arte. Eppure la sua esperienza ci insegna che forse qualcosa non va. Cosa manca a questa città per essere matura e completa, anche nella cultura?
Questa è una città che ha una serie di problemi legati da una parte alla sua vocazione turistica, e dall’altra al suo status di capitale. Si pensi alle sedi diplomatiche non solo italiane, ma anche riconducibili al Vaticano e alla FAO. Oltre a tutto ciò, a Roma abbiamo un numero straordinario di funzioni pubbliche, tra ministeri e quant’altro, e negli ultimi anni si è assistito a una crescita dissennata, operata senza nessun controllo, delle edificazioni. Questi sono i problemi di qualsiasi capitale, ai quali si aggiungono quelli specifici legati al patrimonio storico di Roma . Per capirci, solo qui accade che, ogni volta in cui un’opera debba essere realizzata, si scopra una miriade di ville, rovine o reperti appena si scava sottoterra. Così facendo, si creano una eterna cantierizzazione, ostruzione delle vie, ostacolo al trasporto pubblico…Per ovviare a questi ostacoli, bisognerebbe razionalizzare la gestione di tutto ciò che è storia nella nostra città, per evitare l’abbandono dei monumenti a se stessi, per aumentare la trasparenza nel gestire le risorse a disposizione. E’ triste constatare che la trasparenza non sempre è l’elemento che risalta nella gestione della cosa pubblica.
Marcello Santopadre (intervista pubblicata su "La Nuova Voce" il 30.05.08).
Oggi si chiama “Letture d’estate lungo il fiume e tra gli alberi”, e risorge dopo le polemiche.
Torna “Invito alla lettura” dopo 5 anni di esilio
Rosanna Vano, direttrice della manifestazione: “Abbiamo dato fastidio a molti”
“Ciò che manca a Roma e all’Italia è innanzitutto il senso civico, l’educazione nei comportamenti quotidiani da parte delle persone: pensi ad esempio alle soste selvagge in doppia fila, che bloccano il passaggio degli autobus. Noi adulti ci lamentiamo che i bambini non sono educati e non leggono libri, ma che esempio possono avere, loro, da parte nostra?”.
“Invito alla lettura”, dal 21 Giugno al 17 Agosto, torna quest’anno a Castel s.Angelo, e Rosanna Vano, creatrice e direttrice della manifestazione, è un fiume in piena anche alle 9 di lunedì mattina. Quest’anno il nome dell’evento è nuovo (si chiamerà “Letture d’estate lungo il fiume e tra gli alberi”), ma la sua storia è già molto importante e sofferta. Tutto nasce 22 anni fa, con l’idea di realizzare, nei giardini del sepolcro di Adriano, una delle manifestazioni culturali più fiorenti e suggestive della capitale. L’intuizione è subito un successo, e l’ ”Invito” è raccolto da decine di migliaia di persone, che nel caldo dell’estate romana potevano unire il piacere di una passeggiata a quello di un passaggio, anche veloce, tra migliaia di libri e altre forme d’arte.
L’evento funziona, il pubblico è numeroso, la manifestazione diventa un appuntamento fisso per molti cittadini, di qualsiasi provenienza politica e sociale. Tuttavia, come spesso capita in Italia, le iniziative genuine, nate per unire e non per dividere, possono infastidire qualcuno, tra le alte sfere, che non abbia una visione completa della cultura e della libertà. E questo destino, secondo la dott.ssa Vano, è toccato a Invito alla Lettura, colpevole di una onestà intellettuale e culturale eccessiva, e per questo esiliata dal 2003 al 2007, e di fatto uccisa dall’amministrazione comunale.
Dott. ssa Vano, “Invito alla lettura” torna dopo 5 anni nella location tradizionale. Cosa è successo nel frattempo?
Sicuramente, sono stati anni densi e sofferti! Diciamo che la manifestazione era lì dal 1986, ed è sempre stata assolutamente autonoma e indipendente, nel senso che non ha mai avuto contributi di denaro pubblico. Questa indipendenza la rendeva non “ricattabile”, e non rendeva negoziabili le idee che abbiamo sempre portato avanti, nel segno della gratuità e della qualità dell’offerta. L’autonomia e il successo della manifestazione, però, ha dato fastidio a molti, soprattutto perché quello che abbiamo offerto era qualcosa che potesse essere apprezzata dal maggior numero di persone possibile, a prescindere dal colore politico. E così molti ospiti, che mi erano stati “affettuosamente” sollecitati, non sono stati invitati, perché io ritenevo che non potessero essere compatibili con il concetto di una manifestazione aperta a tutti. Un esempio per chiarire: Renato Curcio non è stato invitato e non ha parlato, anche se era socio di una cooperativa che si occupava di edizioni, non per un motivo di censura, ma per l’idea che la presenza di un condannato poteva offendere la sensibilità di qualcun altro. Tutto questo ha creato, ripeto più di un malumore.
Malumori così forti da causare la scomparsa della manifestazione?
Assolutamente sì! Non esito a dire che c’è stato un intento preciso di uccidere e cancellare “Invito alla Lettura” dalla faccia della terra, e che l’artefice di questo disegno è l’amministrazione comunale uscente. Il Gabinetto del Sindaco, nel 2003, ha risposto in grave ritardo alla mia lettera, con la quale proponevo il rinnovo della manifestazione, e mi ha fatto sapere di averne spostato la sede prima in Villa Borghese, e poi sul Lungotevere Tor Di Nona. Salvo poi ritrattare tutto, e negare la competenza in riferimento a quella zona, per la quale l’autorità competente è l’Ardis.
E alla fine siete riusciti a gestire uno spazio così diverso da quello “storico”?
Per quell’anno, tra spostamenti e ostacoli vari, ci siamo arrangiati, organizzando anche un servizio d’emergenza durante il famoso black out della Notte Bianca. Ma il Sindaco e il suo Gabinetto, con estrema riconoscenza, non si sono mai degnati di rispondere alle nostre ripetute istanze per gli anni successivi. Le confesso che sono arrivata a chiamare il dr. Odevaine (ex-capo di Gabinetto di Veltroni, n.d.r.) e l’Assessore alla Cultura Borgna tra le dieci e le dodici volte al giorno, ogni volta con una umiliazione crescente. Dopo l’ennesimo silenzio, mi sono ritirata in buon ordine, perché credevo che Invito alla lettura, come altre manifestazioni, avesse finito il suo corso. Ma poi ha prevalso l’indignazione, nel vedere buttare il denaro pubblico in svariate manifestazioni pseudoculturali, alcune delle quali francamente discutibili. Oltretutto, la pazienza è arrivata al limite quando ho visto concedere l’area di Castel s.Angelo ad altre persone e ad altre iniziative. Riguardo a tale comportamento, mi sono cautelata rivolgendomi alla Procura della Repubblica.
Veniamo ai contenuti e ai numeri della mostra. Cosa prevede “Invito alla lettura” di diverso rispetto alle altre, e numerose, Fiere del Libro?
Innanzitutto, da noi non esiste il biglietto d’ingresso, e dunque l’evento è assolutamente gratuito. Seconda cosa, ci proponiamo di far uscire il libro esce da un ambiente togato e aureo per farlo andare in mezzo alla strada e alla gente. Tra i nostri affezionati, molti non erano mai entrati in biblioteca prima, e in un modo o nell’altro si sono legati a noi, e all’amore per la cultura. Altro elemento importante, Invito alla lettura cerca di fornire il libro a prezzi adatti a tutte le tasche. Noi abbiamo, ad esempio, una vasta scelta di testi che vendiamo a un euro, e questo vuol dire che chiunque arriva, può comprare senza traumi. Ultima cosa, noi offriamo un servizio di biblioteca all’aperto, per cui si può prendere un libro, leggerlo sulle panchine, e poi può rimetterlo a posto senza doverlo comprare per forza. La formazione, per la mia etica, viene prima di qualsiasi altra cosa. La nostra funzione, più o meno, è quella di erudire divertendo.
Di recente il libro, alla Fiera di Torino, non ha mancato di dividere e di alimentare polemiche sterili. E’ possibile che nel nostrao Paese non si riesca a portare avanti un’iniziativa senza le barricate dei faziosi di turno?
Le rispondo in maniera politicamente scorretta: questo è un Paese che soffre di un eccesso di democrazia, e non ha la storia per poterlo esercitare. Mi spiego meglio: l’Italia è Nazione da un secolo e mezzo, e non c’è stato il tempo materiale per poter unire il nostro popolo. Le beghe di campanile sono all’ordine del giorno, e gli italiani, da nord a sud, spesso ragionano con il criterio del “davanti a casa mia”. Nazioni più cementate della nostra sono passate attreaverso ben altre tragedie; qui, invece, se qualcuno starnutisce in modo sbagliato, si apre subito una polemica. E allora, delle due l’una: o le polemiche sono alzate per coprire altri e più gravi problemi, o la pochezza della nostra informazione è tale da scendere sempre nel “pecoreccio”. Allora mi dico che nel nostro paese c’è troppa democrazia e forse troppo poco senso dello Stato. In questo quadro, dunque, è facile polemizzare su una faccenda così delicata come quella di Israele, sulla quale non abbiamo alcun diritto di mettere bocca.
Molti eventi culturali romani hanno negli ospiti internazionali, prestigiosi o meno, un loro punto di forza. Nell’edizione di quest’anno ne avete previsti?
Noi non abbiamo ospiti di sorta, quello che proponiamo è una garbata animazione nel rigoroso rispetto dei vicini residenti e nel rispetto dei luoghi. Castel S’Angelo è adatto ad una passeggiata, non ad una vocatio ad populum; spesso, mi è capitato di rifiutare ospiti prestigiosi, anche a titolo gratuito, proprio perché non dispongo del luogo adatto. Se vengono10000 persone in una sera e sono tutti assiepati in un piccolo spazio, io ho seri problemi di sicurezza. A tal proposito, le regole sono rigorose anche per quanto riguarda l’orario. La mostra è aperto dalle dieci a mezzanotte, e poco prima della chiusura spengo l’amplificazione, chiunque ci sia dentro, perché i residenti hanno il diritto di stare tranquilli, e bisogna operare nel rispetto dei diritti di tutti. Qui, l’ospite distrarrebbe l’attenzione del pubblico dal bel libro. In altri termini, i nostri non sono libri che vanno al Maurizio Costanzo show, tutti i libri che ho presentato hanno degli standards di qualità molto alti, che spesso non vanno di pari passo alla sovraesposizione mediatica.
L’Italia è piena di aspiranti scrittori, ma di non altrettanto entusiasti lettori. Anzi, recenti indagini dell’Istat rilevano che molti italiani hanno difficoltà persino a decifrare un articolo di giornale. E’ così difficile apprezzare un libro, o leggere con passione?
Non credo sia difficile in sé, il problema è molto più vasto, c’è il fenomeno dell’analfabetismo di ritorno, che io constato ogni giorno, e che mi preoccupa sempre di più: recentemente all’ufficio postale ho aiutato due persone, apparentemente di ceto sociale alto, a compilare un conto corrente postale... Questa condizione è causata dall’appiattimento verso il basso dei mezzi d’informazione in senso lato, parlo anche delle reti televisive. Purtroppo, quando si diminuisce il valore del sapere, della scolarizzazione, della lettura, vengono offerti dei modelli distorti. Pensi a cosa è successo al centro commerciale I Granai per il casting delle Veline…se per una ragazza fare la velina, tutta apparenza e niente sostanza, è una aspirazione, e la tv propone modelli simili, le sembra poi tanto assurdo che la gente non legga? Io credo che questa sia solo una logica conseguenza.
Roma si presenta come il paradiso per gli amanti della cultura: mostre-evento, feste, Case dedicate alle varie forme d’arte. Eppure la sua esperienza ci insegna che forse qualcosa non va. Cosa manca a questa città per essere matura e completa, anche nella cultura?
Questa è una città che ha una serie di problemi legati da una parte alla sua vocazione turistica, e dall’altra al suo status di capitale. Si pensi alle sedi diplomatiche non solo italiane, ma anche riconducibili al Vaticano e alla FAO. Oltre a tutto ciò, a Roma abbiamo un numero straordinario di funzioni pubbliche, tra ministeri e quant’altro, e negli ultimi anni si è assistito a una crescita dissennata, operata senza nessun controllo, delle edificazioni. Questi sono i problemi di qualsiasi capitale, ai quali si aggiungono quelli specifici legati al patrimonio storico di Roma . Per capirci, solo qui accade che, ogni volta in cui un’opera debba essere realizzata, si scopra una miriade di ville, rovine o reperti appena si scava sottoterra. Così facendo, si creano una eterna cantierizzazione, ostruzione delle vie, ostacolo al trasporto pubblico…Per ovviare a questi ostacoli, bisognerebbe razionalizzare la gestione di tutto ciò che è storia nella nostra città, per evitare l’abbandono dei monumenti a se stessi, per aumentare la trasparenza nel gestire le risorse a disposizione. E’ triste constatare che la trasparenza non sempre è l’elemento che risalta nella gestione della cosa pubblica.
Marcello Santopadre (intervista pubblicata su "La Nuova Voce" il 30.05.08).
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