domenica 4 novembre 2012

Lettera aperta ai Genitori degli Studenti del Liceo G.Caetani

 

Ricevo questa lettera, dai lavoratori del Liceo Caetani di piazza Mazzini, che saranno presenti con un presidio martedì 6 Novembre dalle 15 alle 17 circa, per raccogliere adesioni e spiegare in dettaglio, a chi lo desidera, i motivi della protesta.

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Cari Genitori, vorremmo condividere con voi le ragioni che ci hanno spinto alla protesta, nella speranza che possiate farle vostre, dal momento che siamo tutti coinvolti e insieme potremmo diventare un’unica grande forza. L’opinione pubblica, manovrata a dovere, quasi si rallegra di vedere che finalmente a questi “professori fannulloni” sono state aumentate le ore, dimenticando che sono gli alunni a pagarne il prezzo con un abbassamento della qualità d’insegnamento.

Il momento che sta vivendo la scuola italiana è molto grave e i provvedimenti in discussione al governo (art. 3 della legge stabilità e ddl 953) sono attacchi violenti, ultimi di una serie, che parte dai tagli di 8 miliardi della finanziaria Tremonti e prosegue con gli effetti della riforma Gelmini che ci ha costretto a lavorare in classi sovraffollate.

Noi crediamo che la scuola debba rappresentare uno dei pilastri di una società civile e ci sembra inaccettabile continuare ad utilizzarla come contenitore da cui attingere fondi senza nessun criterio di utilità sociale. E’ vero c’è la crisi e tutti vengono chiamati a fare sacrifici ma la scuola è l'apparato statale che più di ogni altro ha pagato la contrazione della spesa pubblica: la percentuale della spesa pubblica destinata all'istruzione è passata dal 25,7% del 1980 al 20% nel 2009.

Continuano peraltro ad essere stanziati fondi a favore delle scuole private (502 milioni di euro tra spending review e legge di stabilità).

Perché siamo contro l’articolo 3 della legge di stabilità

Questo articolo configura improvvisamente e senza alcun tipo di contrattazione l’aumento di 1/3 dell’orario di lezione degli insegnanti, facendo prevedere condizioni lavorative non solo estremamente penalizzanti per i docenti, ma fortemente critiche per gli studenti.

E’ proprio questo il punto che vorremmo sottolineare: la nostra non è semplicemente una lotta sindacale contro l’aumento orario non retribuito bensì una lotta che mira a mantenere la qualità dell’insegnamento, salvaguardando la dignità superstite di una scuola allo stremo.

Per una didattica di qualità il lavoro in classe deve essere preparato e richiede specializzazione e approfondimento, non si può aumentare il carico orario senza inficiare la qualità.

Infatti 24 ore di lezione frontale significano per molti di noi avere fino a 15-16 classi per un totale di 300-350 allievi, di cui non si riuscirebbero a memorizzare nemmeno i volti.

Questo stravolgerebbe il ruolo dell’insegnante compromettendo la possibilità di un rapporto umano proficuo con gli studenti.

Inoltre, a riprova del totale disinteresse del governo per una scuola di qualità, questo provvedimento prevede che i docenti possano insegnare materie per le quali sono abilitati, pur non avendole mai insegnate.

Noi crediamo fermamente che i nostri studenti, cioè i vostri (nostri) figli meritino di più.

Perché siamo contro il ddl 953

Il ddl 953, ex Aprea, è un nuovo tentativo di stravolgere la scuola pubblica facendo sì che le ingerenze dei privati neghino la sua essenza libera e democratica. In questa legge vengono annullati e riscritti gli organi collegiali garanti della democrazia nella scuola, a partire dal consiglio di istituto che diverrà “consiglio di autonomia” con il compito di scrivere uno «statuto autonomo», diverso per ogni scuola italiana, che regolamenterà l’amministrazione dell’istituto, la strutturazione degli organi interni, nonché le delicate relazioni tra le diverse componenti che ne fanno parte: materie finora regolate da una normativa unitaria per tutto il territorio nazionale. E’ grave che ora, in questo consiglio di autonomia possono esserci «membri esterni, scelti fra le realtà culturali, sociali, produttive, professionali e dei servizi, in numero non superiore a 2 […]» (art. 4). Infatti, se è pur vero che questi soggetti non avrebbero diritto di voto, dal momento che danno dei finanziamenti (art. 10 c. 2), potrebbero, di conseguenza, condizionare la gestione scolastica e addirittura indirizzare, tramite lo statuto, «la composizione e le modalità della necessaria partecipazione degli alunni e dei genitori alla definizione e raggiungimento degli obiettivi educativi di ogni singola classe (art. 6 c. 4)».

Quali sono gli altri punti della protesta

L’articolo 13 del D.L. 95 del 06/07/2012, convertito in legge n.135 del 07/08/2012, che prevede il declassamento dei docenti inidonei, è una misura che riteniamo inaccettabile poiché pensiamo che sia profondamente ingiusto far pagare la crisi alle categorie più deboli.

L’aumento di ore previsto dalla legge di stabilità comporterà il sostanziale licenziamento di circa 30.000 precari inseriti nelle graduatorie, conseguenza che riteniamo gravissima perché va a toccare una categoria di lavoratori disagiata e non garantita che ogni anno con la sua preziosa presenza garantisce il normale avvio dell’anno scolastico ad orario pieno.

Il concorso indetto per l’assunzione di docenti a tempo indeterminato ci sembra un provvedimento inopportuno poiché viola i diritti già acquisiti dei precari iscritti nelle graduatorie permanenti creando un “doppio canale” per l’assunzione di cui non si comprende l’esigenza.

Infine passando dal merito al metodo, riteniamo grave e inaccettabile la sola proposta di una modifica strutturale dell’orario lavorativo e della retribuzione di una categoria lavorativa senza alcuna mediazione sindacale, scavalcando il Contratto Nazionale dei Lavoratori. Tale provvedimento potrebbe rappresentare un precedente applicabile a qualsiasi altra categoria, in un quadro di revisione dei diritti dei lavoratori che è iniziata con la Legge Brunetta, passa per la riforma dell’articolo 18 e prosegue con i continui attacchi al diritto di sciopero.

Insomma crediamo che mai come questa volta sia necessario formare un fronte comune che coinvolga unitariamente lavoratori della scuola, studenti e genitori e che faccia sentire forte la propria voce contro chi specula sul futuro dei nostri studenti cioè dei vostri figli.

Per una scuola migliore, per una società migliore.

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